Drama

Vincenzo – K-drama

Titolo: Vincenzo

Casa produzione: Netflix

Genere: azione drammatico

Recensione

“Un diavolo scaccia un altro”

Oggi torno con la rubrica #dramaland e il proverbio della sigla iniziale di “Vincenzo” il k-drama su Netflix. Un prodotto diverso, che affronta, in parte, un tema lontano dalla cultura coreana, quello della mafia italiana.

Essa viene rappresentata dal protagonista, Vincenzo Cassano, un italo-coreano cresciuto nel nostro paese, diventato avvocato, e consigliere della mafia. Delle vicende lo portano a lasciare l’Italia e tornare in Corea del Sud. Qui vuole recuperare i suoi averi, dell’oro che ha nascosto all’interno di un caveau in un edificio. Cosi la sua vita si intreccia con quella degli abitanti dello stabile. La morte di uno di essi, un avvocato, porta alla luce un processo contro una casa farmaceutica, che con sperimentazioni illegali è disposta a tutto pur di arricchirsi. Toccherà a Vincenzo combatterli, insieme a Hong Cha-young, figlia dell’uomo, pronta a vendicare il padre. 

Questo drama, come avrete intuito per me è un grande NO!

– Dal punto di vista della trama è all’inizio interessante, ben articolata anche se con tanti errori e stereotipi legati all’Italia. Dalla metà del drama è un decadere nell’assurdo, con delle scene surreali che non dimenticherò mai.
– Il messaggio per me è sbagliato. Affermare che per combattere la corruzione, il potere e il male, ci sia bisogno di un “entità” o “figura” ancora più malvagia. Come ad affermare che il bene sia superfluo.
– Posso pure capire il cinismo celato dietro questa scelta, ma non accetto che lo si faccia usando la mafia italiana. Hanno usato un fenomeno sociale e culturale di cui non sanno nulla, hanno trasmesso l’idea che sia un mezzo giusto per contrastare il potere. Probabilmente non si sono informati, non hanno fatto ricerche, perché se sapessero cosa vuol dire la mafia per noi italiani, cosa siano per noi gli anni 90′, se avessero letto di Falcone e Borsellino, allora non avrebbero messo la mafia su un piedistallo. Spero per loro che sia stata una scelta dovuta dall’ignoranza, in caso contrario ne sarei davvero delusa.

Considerazioni finali

Se si decide di portare avanti un drama del genere, con questo obiettivo, lo fai parlando della tua criminalità, del tuo contesto sociale. Non si può prendere quello di un altro paese, dimostrando di non saperne nulla. Perché idolatrare la mafia è sbagliato, sempre, in ogni contesto. Non bisogna romanzarla, non bisogna far passare l’immagine del boss bello e figo, che con il suo potere risolve tutti i problemi. Non lo accetto. 
Mi sento triste a scrivere questa recensione, soprattutto in un giorno importante come questo, nella giornata in memoria della strage di via D’Amelio. Spero sinceramente di non dover vedere più drama del genere, perché la memoria è ancora viva, presente e non va distrutta. 
Voi lo avete visto? Che ne pensate?