Infanzia
Titolo: Infanzia
Autore: Tove Ditlevsen
Genere: Biografico
Edito: Fazi
Nella sua prima traduzione italiana Infanzia, il volume che inaugura la trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen: tre romanzi autobiografici riscoperti di recente e giustamente celebrati a livello mondiale come capolavori.
La piccola Tove vive con i genitori e il fratello maggiore in un quartiere operaio di Copenaghen. Il padre, uomo schivo dalle simpatie socialiste, si barcamena passando da un impiego saltuario all’altro. La madre è distante, irascibile e piena di risentimento: non è facile prevedere i suoi stati d’animo e soddisfare i suoi desideri. A scuola Tove si tiene in disparte, dentro di sé è convinta di essere incapace di stabilire veri rapporti con i coetanei; fa però amicizia con la selvaggia Ruth, una bambina del suo quartiere che la inizia ai segreti degli adulti. Eppure anche con lei Tove indossa una maschera, non si svela né all’amica né a nessun altro. La verità è che desidera soltanto scrivere poesie: le custodisce in un album gelosamente nascosto, soprattutto da quando il padre le ha detto che le donne non possono essere scrittrici.
Sempre più chiara, in Tove, è la sensazione di trovarsi fuori posto: la sua capacità di osservazione, lucida, inesorabile, ma al tempo stesso sensibilissima, le fa apparire estranea l’infanzia che sta vivendo, come se fosse stata pensata per un’altra bambina. Le sta stretta, quest’infanzia, eppure comincerà a rimpiangerla nell’attimo stesso in cui se la lascerà alle spalle.
Tove Ditlevsen, impeccabile ritrattista di una femminilità punteggiata di chiaroscuri, ci ha generosamente aperto le porte delle molte stanze da lei abitate negli anni, lasciandoci delle pagine indimenticabili, destinate a restare.
Recensione
Quando mi sono approcciata a questa lettura, la prima cosa che mi ha incuriosito è la brevità del romanzo. Solo 150 pagine. Mi chiedevo come un libro così piccolo potesse essere diventato un caso letterario, aver suscitato tanto clamore. Dopo averlo finito non posso che concordare!
“Infanzia” è un racconto, un viaggio nella vita della piccola Tove, una bambina che cresce negli anni bui dopo la prima guerra mondiale, in un paese dilaniato non solo dal recente conflitto ma anche da lotte interne e movimenti politici. La sua vita a Copenaghen viene vista con gli occhi di una bambina che cerca di scoprire i meccanismi e il mondo che la circondano.
L’autrice ci racconta la sua vita a partire dal rapporto difficile con la madre, una figura che l’ha condizionata e che è quasi, per certi versi “l’uomo nero”. Un padre preso da sogni politici, dai movimenti socialisti, che non riesce a mantenere un lavoro. Una vita di fame, vergogna, di lotta alla sopravvivenza in una città dove le differenze sociali sono sempre più marcate. Veniamo catapultati in uno spaccato di quotidianità crudo e reale, reso ancora più forte dalle emozioni che solo un bambino può provare. Mi sono trovata a crescere insieme a Tove, a scoprire le cose brutte e le cose belle della vita di quel tempo.
Nelle difficoltà della vita la bimba trova come unico amico la poesia, un mondo tutto suo nel quale si rifugia. L’amore per la sua passione è autentico, vivo e trapela da ogni pagina, così come i suoi sogni, la voglia di andare oltre quello che impone la società. Questo è il primo di tre romanzi autobiografici che sinceramente non vedo l’ora di leggere, per vedere l’evoluzione e la crescita di questa autrice.