Film

Dune

Trama

In un distante futuro dell’umanità, il duca Leto Atreides accetta la gestione di un pericoloso pianeta, Dune, l’unica fonte di una droga in grado di allungare la vita e fornire eccezionali capacità mentali.

Recensione

Ieri sono andata a vedere Dune. Film attesissimo, super discusso. Piccola premessa, non ho letto i libri da cui è tratto, anche se ho in programma di farlo prossimamente. Sinceramente sono stata attratta sia dalla trama, ma anche dal cast, dalla regia di Denis Villeneuve e dalle musiche di Hans Zimmer.

Il film è ambientato in futuro molto lontano, in cui la galassia è divisa in pianeti governati da casate. Una di questa è quella degli Atreides, a cui appartiene il protagonista, il giovane Paul. La sua famiglia, sta iniziando ad ottenere tanti consensi, tanto da impensierire l’Imperatore, che decide di eliminarli affidandogli il governo di un pianeta molto ambito, quello di Arrakis, che produce la cosiddetta “spezia”, una sostanza dalle mille risorse. Questo con la speranza di scatenare una guerra con gli Harkonnen, che ne detenevano il dominio. A ciò si aggiunge l’idea di una profezia, di un eletto, che unirà le casate e distruggerà l’impero; questo sembrerebbe il destino di Paul.
Da qui quindi si diramano le vicende del film.

In generale, penso possa essere considerato un bel film, ma dipende molto da cosa ci si aspetta e predilige. Il ritmo della storia è molto lento, scandito da pause continue, accompagnato musiche perfette di Zimmer, che sono quelle che conferiscono il tempo al film e la rendono meno monotona.

Per quanto riguarda l’universo narrativo, credo che le informazioni siano all’osso, poche e in alcuni tratti anche confuse. Non sappiamo nulla delle casate, dell’Impero, e di come sia nato. Ci sono alcuni ordini come quello delle Bene Gesserit, dotati di poteri ma sconosciuti a noi; che sarebbero importanti perché in parte ereditati anche da Paul. Insomma da un’universo sconosciuto, mi spiegavo una qualche spiegazione, anche frammentata, ma è tutto lasciato al caso. Sono uscita dalla sala con più domande che risposte.

Timothée nonostante sia bravo, penso che non sia perfettamente adatto al ruolo.

Sono abituata a vederlo in situazioni emozionali ed intense, e nonostante qui il suo personaggio sia abbastanza tormentato e debba affrontare delle situazioni che lo mettono in crisi, non mi ha colpito come in altri contesti. Questo credo sia dovuto anche al fatto che il suo fisico non coincide con l’idea che ci viene data: Paul è un ragazzo che fin da piccolo è stato addestrato per succedere al padre, di conseguenza mi aspettavo un fisico più muscoloso, in linea con la sua storia. Invece è rimasto magro, quasi scheletrico, se poi lo si osserva nelle scene con Jason Momoa, il contrasto è palese.

Infine, una buona parte del film si concentra su visioni oniriche, che avrei preferito fossero minori per dar spazio a un’evoluzione narrativa più veloce, e soprattutto a degli approfondimenti sulla realtà che ci viene mostrata. Dai trailer, e anche dalla sua presenza a Venezia, mi aspettavo la presenza costante di Zendaya. Il suo personaggio, in questo primo film, è marginale, forse in totale solo 15/20 minuti di film.

Dunque possiamo parlare di un film molto introduttivo, ma che a mio avviso non rivela tanto quando invece sarebbe stato opportuno farlo. La storia in sé non mi ha sorpreso perché ha i topic narrativi classici: situazione iniziale, momento di destabilizzazione, sviluppo dell’eroe che prenda coscienza di sé. Se ci mettiamo poi che l’idea dell’eroe destinato è ormai presente in tante rappresentazioni mediali e culturali, non ci ho visto nulla di originale. Questo naturalmente, penso sia dovuto al fatto che sia tratto da un opera degli anni 60, che per i suoi tempi era molto innovativa.

Vi consiglio comunque di vederlo, perché magari potrebbe piacervi, soprattutto se amate i film più lenti, con uno sviluppo basato principalmente su pause, silenzi e riflessioni interiori. Credo mi aspettassi tutt’altro, ed è da ciò che deriva la mia delusione: un film dinamico, ricco di effetti, e che mi tenesse costantemente con il fiato sospeso. Dune non è così, è tutt’altro; quindi andate al cinema con questo piccolo avvertimento!